A cura di Emilio Capaccio per la rubrica “Il poeta del lunedì“
Amado Nervo, pseudonimo di Juan Crisóstomo Ruiz de Nervo y Ordaz, nacque a Tepic, capitale dello stato di Nayarit, sulle coste del Messico occidentale, bagnate dall’oceano Pacifico, il 27 agosto del 1870. I genitori, Amado Nervo Maldonado e Juana Ordaz Núñez erano discendenti di spagnoli che si erano insediati a San Blas, una località vicina, sin dal XVIII secolo. Ebbe 6 fratelli, di cui uno – anch’egli poeta – morì suicida, e 2 sorelle adottive. Il padre lavorava in un emporio chiamato “El puente de San Francisco”. Morì quando il poeta aveva poco più di 8 anni, lasciando la famiglia nel più completo dissesto finanziario. Dopo i primi anni di istruzione primaria presso scuole assai modeste del suo paese, la madre lo mandò a fare gli studi successivi al collegio “San Luis Gonzaga” di Padre Ramonas, nella città di Jacona e, dal 1886 al 1891, al Seminario di Zamora, dove ricevette lezioni di matematica, fisica, scienza, oltre che una solida formazione umanistica- letteraria. Successivamente cominciò i suoi studi di Diritto ma dovette abbandonare un anno più tardi per ritornare provvisoriamente a Tepic, città natale, a causa delle difficoltà finanziarie della famiglia. Poco tempo dopo, si trasferì a Mazatlán, nello stato di Sinaloa, dove iniziò la sua carriera letteraria collaborando al “Correo de la Tarde”, mediante traduzione di poesie e racconti dal francese e dall’inglese e scrivendo articoli di cronaca. Nel 1894 si trasferì a Città del Messico dove collaborò con periodici, quali: “El Universal” e “El Mundo”, facendo amicizia con grandi esponenti della poesia tardo romantica e modernista messicana, come: Luis Gonzaga Urbina (1964-1934), José Juan Tablada (1871-1945) e Manuel Gutiérrez Nájera (1859-1895) che lo invitò a collaborare alla famosa rivista “Azul”, fondata da Rubén Darío (1867-1916), considerato il padre del Modernismo Sudamericano. In questo periodo Nervo cominciò ad essere molto apprezzato dal pubblico e dalla critica, sia come scrittore che come poeta, con la pubblicazione della sua prima novella: El bachiller (1895) e delle sue prime raccolte poetiche: Perlas Negras (1896) e Mística (1898). Nel 1900, “El Imparcial”, il periodo presso il quale lavorava, lo inviò come corrispondente all’Esposizione Internazionale di Parigi, città nella quale resterà per due anni e dove conoscerà artisti e poeti di grande fama, parnassiani e modernisti, come Rubén Darío, Leopoldo Lugones (1874-1938), e altri più distaccati, come Oscar Wilde (1854-1900), nell’ultimo anno della sua vita. A Parigi, inoltre, conobbe la donna della sua vita: Ana Cecilia Luisa Dailliez, con la quale resterà fino alla sua prematura morte avvenuta nel 1912 per una febbre tifoidea. Nel 1903, Nervo ritornò in Messico, mentre Ana Cecilia lo raggiunse qualche tempo dopo. Grazie all’amicizia con lo scrittore, storiografo e diplomatico Justo Sierra Méndez (1848-1912), Nervo cominciò a lavorare come professore nella “Escuela Preparatoria” e poi come Ispettore nel Ministero della Pubblica Istruzione. L’anno successivo diresse, insieme all’amico Jesús Emilio Valenzuela (1856-1911), la “Revista Moderna” e pubblicò le raccolte poetiche: El éxodo y las flores del camino e Lira heróica. A partire dal 1905 intraprese la carriera diplomatica: fu nominato Secondo Segretario della Delegazione del Messico in Spagna e l’anno dopo fu elevato a Primo Segretario. In Spagna visse quasi quindici anni, senza mai rinunciare alla attività letteraria e giornalistica: qui frequentò i più famosi caffè letterari di Madrid e fece amicizia con i più grandi poeti e scrittori spagnoli, tra cui Manuel Machado (1874-1947), Eduardo Marquina (1879-1946) e Miguel de Unamuno (1864-1936). Nel 1918 fece ritorno, per la seconda volta, in Messico, dove il Presidente Venustiano Carranza (1859-1920) lo nominò Ministro Plenipotenziario in Argentina, Uruguay e Paraguay. Nello stesso anno pubblicò una nuova raccolta di poesie, intitolata Plenitud. All’apice della sua fama e della sua carriera, morì il 24 maggio del 1919 a Montevideo (Uruguay) affetto gravemente da endoarterite e nefrite cronica. Aveva 48 anni. Il 14 novembre dello stesso anno i suoi resti furono traslati alla “Rotonda de los Hombres Ilustres” di Città del Messico. È oggi considerato uno dei poeti più grandi del Sudamerica.
Si una espina me hiere
¡Si una espina me hiere, me aparto de la espina …
pero no la aborrezco! Cuando la mezquindad
envidiosa en mí clava los dardos de su inquina,
esquivase en silencio mi planta, y se encamina,
hacia más puro ambiente de amor y caridad.
Rencores? ¡De qué sirven! ¡Qué logran los rencores!
Ni restañan heridas, ni corrigen el mal.
Mi rosal tiene apenas tiempo para dar flores,
y no prodiga savias en pinchos punzadores:
si pasa mi enemigo cerca de mi rosal,
se llevará las rosas de más sutil esencia;
y si notare en ellas algún rojo vivaz,
¡será el de aquella sangre que su malevolencia
de ayer, vertió, al herirme con encono y violencia,
y que el rosal devuelve, trocada en flor de paz!
Se una spina mi punge …
Se una spina mi punge, mi allontano dalla spina …
però non la odio! Quando la meschinità
invidiosa in me trafigge le lance del suo odio
in silenzio si schiva la mia sagoma e s’incammina
verso un più puro ambiente d’amore e carità.
Rancori? A che servono? Che cosa fanno i rancori?
Non ristagnano ferite né correggono il male.
Il mio roseto ha appena tempo di dar fiori
e non prodiga linfe in spine pungenti:
se passa il mio nemico accanto a quel roseto
si porterà le rose della più fine essenza;
e se noterà qualcuna di loro con un rosso più vivo
sarà per quel sangue che la sua avversione di ieri
versò, ferendomi con astio e violenza,
e che il roseto restituisce, tramutato in fior di pace!
Espacio y tiempo
Espacio y tiempo, barrotes
de la jaula
en que el ánima, princesa
encantada,
está hilando, hilando cerca
de las ventanas
de los ojos (las únicas
aberturas por donde
suele asomarse, lánguida).
Espacio y tiempo, barrotes
de la jaula;
ya os romperéis, y acaso
muy pronto, porque cada
mes, hora, instante, os mellan,
¡y el pájaro de oro
acecha una rendija para tender las alas!
La princesa, ladina,
finge hilar; pero aguarda
que se rompa una reja…
En tanto, a las lejanas
estrellas dice: «Amigas
tendedme vuestra escala
de la luz sobre el abismo».
Y las estrellas pálidas
le responden: «¡Espera,
espera, hermana,
y prevén tus esfuerzos:
ya tendemos la escala!»
Spazio e tempo
Spazio e tempo, sbarre
della prigione
in cui l’anima, principessa
incantata,
sta filando, filando accanto
alle finestre
degli occhi (uniche
aperture da dove languida
è solita spuntare).
Spazio e tempo, sbarre
della prigione,
vi infrangerete, e forse,
molto presto, perché ogni
mese, ora, istante, vi rodono
e l’uccello dorato
intravede una fessura per tendere le ali!
La principessa, scaltra,
finge di filare; però aspetta
che si rompa una grata …
Mentre alle lontane
stelle dice: «Amiche
tendetemi la vostra scala
di luce sull’abisso».
E le stelle pallide
le rispondono: «Aspetta,
aspetta, sorella,
e appagheremo i tuoi sforzi:
già tendiamo la scala!»
Dormir
¡Yo lo que tengo, amigo, es un profundo
deseo de dormir! …¿Sabes?: el sueño
es un estado de divinidad.
El que duerme es un dios …Yo lo que tengo,
amigo, es gran deseo de dormir.
El sueño es en la vida el solo mundo
nuestro, pues la vigilia nos sumerge
en la ilusión común, en el océano
de la llamada «Realidad». Despiertos
vemos todos lo mismo:
vemos la tierra, el agua, el aire, el fuego,
las criaturas efímeras …Dormidos
cada uno está en su mundo,
en su exclusivo mundo:
hermético, cerrado a ajenos ojos,
a ajenas almas; cada mente hila
su propio ensueño (o su verdad: ¡quién sabe!)
Ni el ser más adorado
puede entrar con nosotros por la puerta
de nuestro sueño. Ni la esposa misma
que comparte tu lecho
y te oye dialogar con los fantasmas
que surcan por tu espíritu
mientras duermes, podría,
aun cuando lo ansiara,
traspasar los umbrales de ese mundo,
de tu mundo mirífico de sombras.
¡Oh, bienaventurados los que duermen!
Para ellos se extingue cada noche,
con todo su dolor el universo
que diariamente crea nuestro espíritu.
Al apagar su luz se apaga el cosmos.
El castigo mayor es la vigilia:
el insomnio es destierro
del mejor paraíso …
Nadie, ni el más feliz, restar querría
horas al sueño para ser dichoso.
Ni la mujer amada
vale lo que un dormir manso y sereno
en los brazos de Aquel que nos sugiere
santas inspiraciones …
«El día es de los hombres; mas la noche,
de los dioses», decían los antiguos.
No turbes, pues, mi paz con tus discursos,
amigo: mucho sabes;
pero mi sueño sabe más …¡Aléjate!
No quiero gloria ni heredad ninguna:
yo lo que tengo, amigo, es un profundo
deseo de dormir …
Dormire
Io quello che ho, amico, è un profondo
desiderio di dormire! Sai? il sogno
è uno stato di divinità.
Chi dorme è un dio…Io quello che ho,
amico, è un gran desiderio di dormire.
Il sonno è nella vita il solo mondo
nostro, perché la veglia ci sommerge
nell’illusione comune, nell’oceano
della cosiddetta «Realtà». Da svegli
vediamo tutti la stessa cosa:
vediamo la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco,
le creature effimere …Addormentati
ognuno sta nel suo mondo,
nel suo esclusivo mondo:
ermetico, serrato a occhi estranei,
a anime estranee: ogni mente fila
il proprio sogno (o la propria verità: chissà!)
Neppure l’essere più adorato
può entrare con noi dalla porta
del nostro sogno. Né la stessa sposa
che condivide il tuo letto,
e ti sente dialogare coi fantasmi
che solcano il tuo spirito
mentre dormi, potrà,
anche se lo volessi,
oltrepassare le soglie di quel mondo,
del tuo mondo mirifico di ombre.
O, fortunati coloro che dormono!
Per essi s’estingue ogni notte,
con tutto il suo dolore l’universo
che crea quotidianamente il nostro spirito.
Spegnendo la luce si spegne il cosmo.
Il castigo più grande è la veglia:
l’insonnia è l’esilio
del miglior paradiso …
Nessuno, né il più fortunato, vorrebbe sottrarre
ore al sonno per essere felice.
Né la donna amata
vale più di un dormire calmo e sereno
nelle braccia di Colui che ci suggerisce
sante ispirazioni …
«Il giorno è degli uomini; ma la notte
è degli dei», dicevano gli antichi.
Non turbare, perciò, la mia pace coi tuoi discorsi,
amico: molto sai;
ma più cose sa il mio sogno …Allontanati!
Non voglio gloria né eredità alcuna:
io quello che ho, amico, è un profondo
desiderio di dormire …
Autobiografía
¿Versos autobiográficos? Ahí están mis canciones,
allí están mis poemas: yo, como las naciones
venturosas, y a ejemplo de la mujer honrada,
no tengo historia: nunca me ha sucedido nada,
¡oh, noble amiga ignota!, que pudiera contarte.
Allá en mis años mozos adiviné del Arte
la armonía y el ritmo, caros al musageta,
y, pudiendo ser rico, preferí ser poeta.
— ¿Y después?
— He sufrido, como todos, y he amado.
— ¿Mucho?
— Lo suficiente para ser perdonado …
Autobiografia
Versi autobiografici? Là sono le mie canzoni,
là sono le mie poesie: io, come le nazioni
fortunate e, per esempio, la donna illibata,
non ho storia: non mi è successo mai niente,
che potrei raccontarti, nobile amica ignota.
Là, nei miei giovani anni indovinai dell’Arte
l’armonia e il ritmo, cari al musagete
e, potendo essere ricco, preferii essere poeta.
— E dopo?
— Ho sofferto come tutti e ho amato.
— Molto?
— Quanto basta per essere perdonato …
Tanto amor
Hay tanto amor en mi alma que no queda
ni el rincón más estrecho para el odio.
¿Dónde quieres que ponga los rencores
que tus vilezas engendrar podrían?
Impasible no soy: todo lo siento,
lo sufro todo…Pero como el niño
a quien hacen llorar, en cuanto mira
un juguete delante de sus ojos
se consuela, sonríe,
y las ávidas manos
tiende hacia él sin recordar la pena,
así yo, ante el divino panorama
de mi idea, ante lo inenarrable
de mi amor infinito,
no siento ni el maligno alfilerazo
ni la cruel afilada
ironía, ni escucho la sarcástica
risa. Todo lo olvido,
porque soy sólo corazón, soy ojos
no más, para asomarme a la ventana
y ver pasar el inefable Ensueño,
vestido de violeta,
y con toda la luz de la mañana,
de sus ojos divinos en la quieta
limpidez de la fontana …
Tanto amore
C’è tanto amore nella mia anima che non resta
neppure l’andito più stretto per l’odio.
Dove vuoi che metta i rancori che le tue viltà
potrebbero generare?
Impassibile non sono: tutto sento,
tutto soffro …Ma come il bambino
a cui fanno piangere, non appena guarda
un giocattolo davanti ai suoi occhi
si consola, sorride,
e le avide mani
tende verso quello senza ricordare la pena,
così io, davanti al divino panorama
della mia idea, davanti all’inenarrabile
del mio amore infinito,
non sento né la maligna frecciata
né la crudele affilata ironia,
né ascolto la sarcastica
risata. Tutto dimentico,
perché sono solo cuore,
non più occhi, nell’affacciarmi alla finestra
e veder passare l’ineffabile Sogno,
vestito di violetto,
e con tutta la luce del mattino,
dai suoi occhi divini nella quieta
limpidezza della fontana …
El fantasma y yo
Mi alma es una princesa en su torre metida,
con cinco ventanitas para mirar la vida.
Es una triste diosa que el cuerpo aprisionó.
Y tu alma, que desde antes de morirte volaba,
es un ala magnífica, libre de toda traba…
Tú no eres el fantasma: ¡el fantasma soy yo!
¡Qué entiendo de las cosas? Las cosas se me ofrecen,
no como son de suyo, sino como aparecen
a los cinco sentidos con que Dios limitó
mi sensorio grosero, mi percepción menguada.
Tú lo sabes hoy todo…, ¡yo, en cambio, no sé nada!
Tú no eres el fantasma: ¡el fantasma soy yo!
Il fantasma ed io
La mia anima è una principessa nella sua torre
rinchiusa, con cinque finestre per guardare la vita.
È una triste dea che il corpo imprigionò.
E la tua anima, che, prima che tu morissi, volava,
è un’ala magnifica, libera da ogni impedimento …
Tu non sei il fantasma: il fantasma sono io!
Che capisco delle cose? Le cose mi sono offerte
non come realmente sono, ma come appaiono
ai cinque sensi con cui Dio limitò
il mio sensorio grossolano, la mia percezione ridotta.
Tu oggi sai tutto …io, invece, non so niente!
Tu non sei il fantasma: il fantasma sono io!
Tal vez
Tal vez ya no le importa mi gemido
en el indiferente edén callado
en que el espíritu desencarnado
vive como dormido…
Tal vez ni sabe ya cómo he llorado
ni cómo he padecido.
En profundo quietismo,
su alma, que antes me amara de tal modo,
se desliza glacial por ese abismo
del eterno mutismo,
olvidada de sí, de mí, de todo …
Forse
Forse ormai non le importa il mio gemito
nell’indifferente eden silenzioso
in cui lo spirito scarnificato
vive come addormentato …
Forse neppure sa come ho pianto
né come ho sofferto.
Nel profondo quietismo,
la sua anima, che prima mi amava in tal modo,
scivola glaciale per quel abisso
dell’eterno mutismo,
dimentica di sé, di me, d’ogni cosa …
Nocturno
Y vi tus ojos, flor de beleño,
raros abismos de luz y sueño;
ojos que dejan al alma inerme,
ojos que dicen: «Duerme …duerme …»
Pupilas hondas y taciturnas,
pupilas vagas y misteriosas,
pupilas negras, cual mariposas
nocturnas.
Bajo las bandas de tus cabellos
tus ojos dicen arcanas rimas
y tus lucientes cejas sobre ellos,
fingen dos alas sobre dos simas …
¡Oh! plegue al cielo que cuando grita
la pena en mi alma dolida e inerme,
tus grandes ojos de zulamita
murmuren: «Duerme» …
Notturno
E vidi i tuoi occhi, fior di giusquiamo,
rari abissi di luce e di sonno;
occhi che lasciano l’anima inerme,
occhi che dicono: «Dormi …dormi …»
Pupille fonde e taciturne,
pupille vaghe e misteriose,
pupille nere, come farfalle
notturne.
Sotto i fasci dei tuoi capelli
i tuoi occhi dicono arcane rime
e sopra, le tue splendide sopracciglia
fingono due ali su due precipizi …
O! riempi il cielo che quando grida
la pena nella mia anima dolorosa e inerme,
i tuoi grandi occhi di sulamita
mormorino: «Dormi» …
El amor nuevo
Todo amor nuevo que aparece
nos ilumina la existencia,
nos la perfuma y enflorece.
En la más densa oscuridad
toda mujer es refulgencia
y todo amor es claridad.
Para curar la pertinaz
pena, en las almas escondida,
un nuevo amor es eficaz;
porque se posa en nuestro mal
sin lastimar nunca la herida,
como un destello en un cristal.
Como un ensueño en una cuna,
como se posa en la rüina
la piedad del rayo de la luna.
Como un encanto en un hastío,
como en la punta de una espina
una gotita de rocío …
¿Que también sabe hacer sufrir?
¿Que también sabe hacer llorar?
¿Que también sabe hacer morir?
— Es que tú no supiste amar …
L’amore nuovo
Ogni nuovo amore che affiora
ci illumina l’esistenza,
la profuma e l’infiora.
Nella più densa oscurità
ogni donna è splendore
e ogni amore è chiarità.
Per curare la pena tenace,
dentro le anime finita,
un nuovo amore è efficace;
perché s’adagia sul nostro dolore
senza mai acuire la ferita,
come nel cristallo la rifrazione.
Come un sogno in una cuna,
come si posa sul rudere
la pietà del raggio della luna.
Come un incanto nel disgusto,
come alla punta d’una spina
la gocciolina di brina …
Che sa anche far soffrire?
Che sa anche far singhiozzare?
Che sa anche far morire?
— È che tu non sapesti amare …
Dios hará lo demás
¿Qué es inútil mi afán por conquistarte:
que ni me quieres hoy ni me querrás? …
Yo me contento, Amor, con adorarte:
¡Dios hará lo demás!
Yo me contento, Amor, con sembrar rosas
en el camino azul por donde vas.
Tú sin mirarlas, en su senda posas
el pie: ¡Quizás mañana las veras!
Yo me contento, Amor, con sembrar rosas.
¡Dios hará lo demás!
Dio farà il resto
Che inutile è il mio affanno per conquistarti:
che né oggi né mai mi vorrai? …
Io mi accontento, Amore, con l’adorarti:
Dio farà il resto!
Io mi accontento, Amore, col seminare rose
sul cammino azzurro in cui vai.
Tu senza guardarle, sul loro sentiero
posi il piede: Chissà domani le vedrai!
Io mi accontento, Amore, col seminare rose.
Dio farà il resto!
Categories: Il poeta del lunedì, Mexican Poetry
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